Un giornalista avrebbe affermato di aver ricevuto una lettera dalla maestre mesi prima che scoppiasse il caso
Lo strano convegno su abusi e falsi abusi che si è tenuto a Rignano il 21 febbraio 2007, non sarebbe finito con i toni che si addicono a professionisti riunitisi per confrontarsi su temi scientifici. Tutta colpa dello scontro verbale tra il giornalista Renato Farina*, relatore , e Domenico Paravati, giornalista anch’egli, ma semplice invitato al convegno. A Paravati non sarebbe piaciuto il discorso di Farina sui giornalisti e, a un certo punto, lo avrebbe interrotto gridando dalla sala:” Farina, non siamo una massa di imbecilli, noi giornalisti. E poi vorrei sapere se lei è ancora iscritto all’albo”. A questo punto sarebbero volati fischi e urla all’indirizzo di Paravati.
Più tardi, Domenico Paravati sarebbe stato invitato a salire sul palco, e qui avrebbe detto, tra l’altro: “…io sono stato il primo a sapere quello che stava succedendo a Rignano, l’ho saputo molto prima dei miei colleghi, in quanto tutte le insegnanti della scuola elementare (dalla sala lo correggono: “Materna”), sì… mi hanno inviato una lettera al Corriere del Tevere, cioè a casa mia, in cui mi si chiedeva di pubblicare un articolo in cui affermavo che le voci che giravano a Rignano, erano false. E questo mesi prima che i carabinieri facessero alcunché. Io, però, mi sono ben guardato dal pubblicizzare la cosa e quella lettera l’ho cestinata, perché non recava alcuna firma, e io non potevo prendere in considerazione materiale non firmato.” A quel punto, il povero Paravati, sarebbe stato nuovamente sommerso da grida e fischi incontenibili, non riuscendo più ad andare avanti. Se fosse vero che è stata spedita una lettera "molti mesi prima del blitz", sarebbe davvero uno scoop, se pensiamo che l’intercettazione pubblicata dai giornali*, in cui i coniugi Scancarello cascano dalle nuvole, è del 2 ottobre 2006,ovvero di dieci giorni prima del blitz dei carabinieri alla scuola materna e delle perquisizioni a casa degli indagati. Passati i fischi e gli insulti, Paravati termina dicendo che, comunque tuttora, lui “non sa cosa pensare di questa vicenda”. Per la terza volta, fischi e urla sommergono il giornalista. (fra le urla si sarebbe sentito anche un ”Viè giù che te corco”).
Forse, Domenico Paravati, quando il pomeriggio del 21 febbraio è uscito di casa, credeva di recarsi ad un convegno come gli altri. Solo dopo, verso la fine degli interventi, deve aver capito che quella era una riunione fra persone convenute a Rignano solo per dire che lì non è mai successo niente e che chi non condivideva quel pensiero perché, semplicemente, “non sapeva cosa pensare”, era meglio fosse rimasto a casa. A casa come le madri e i padri considerati “colpevolisti” a cui è stato vietato l’ingresso per ragioni “di opportunità”. Sì, avrebbe fatto meglio a restare a casa, Domenico Paravati, insieme ai genitori che chiedono perchè i loro bambini conoscono case in cui loro non li hanno mai portati, insieme alle persone che attendono soltanto i risultati delle indagini senza emettere sentenze e insieme a tutti quelli che, a Rignano e nel resto d’Italia, continuano a credere che la giustizia sia una cosa seria.
Roberta Lerici 25 febbraio 2008 www.bambinicoraggiosi.com
* Renato Farina-ex vicedirettore di Libero, radiato dall’albo dei giornalisti su richiesta della Procuratore generale della Repubblica di Milano, per essere stato “arruolato nel Sismi col nome di Betulla”.
*Testo della telefonata fra coniugi Scancarello pubblicato dal Corriere della Sera il 4 maggio 2007:“Il 2 ottobre 2006 Patrizia Del Meglio parla al telefono con il marito e Gianfranco Scancarello.
Patrizia: «Ok. Poi ti racconto io c'ho una questione a scuola piuttosto scottante... poi ti racconto con calma».
Gianfranco: «Di che genere?».
P.: «Eh, gira voce che dentro la scuola ci sia una maestra pedofila! Quindi insomma, poi te dico bene, con esattezza tutti i dettagli».
G.: «Una maestra!!! Ma nun ce posso credere! Ma che stai a dì?(...) P.: «Eh no! Mo poi te racconto con calma Gianfrà, anche perché io ho avuto telefonate a casa... Non t'ho raccontato niente...».
G.: «E chi è?».
P.: «Eh! poi ti dico... poi ti dico».
G.: «Che so' matti? La gente è pazza! Me credi che nun ce posso crede? 'Na maestra poi. Io sapevo sempre de omini, ma mai de donne!».
P.: «Eh sì. Capito? (...) E di tutto questo, siccome è già da dieci giorni che va avanti sta storia e io ho ricevuto telefonate a casa, poi ti dico insomma, con calma... Stamattina l'ultima cosa, allora ho detto no! Allora sono andata dalla collaboratrice e le ho detto: "Senti, qui chi dice, chi non dice, chi è qua, la su e giù, me la fai... e io ti vengo qui non come Patrizia da Silvana. Vengo qui come insegnante Del Meglio dalla coordinatrice... tu mi fai la cortesia che vai dalla preside e la informi!».
G.: «E lei?».
P.: «"No, perché... però sai queste cose uno più le rimesta, più qui". Dico: "Che cosaaaa?" Gli ho detto "Più le rimesta e più? E lasci tutto nel silenzio? Tu vai dalla preside e glielo dici! Altrimenti metto nero su bianco..." gli ho detto».
G.: «E lei?».
P.: «"No, no ci vado, ci vado! Ecco brava vacce!... Non è possibile 'na cosa del genere, cioè per me...».
G.: «Il mondo è pieno di pazzi! (...) Me credi che so' esterrefatto?».